LB4P_030_Il PICC: un amico a casa

Per partecipare al concorso i progetti vanno inviati entro:

Progetto proposto da: Fondazione Amici di ISAL – sez.Benevento

 

PICC è l’acronimo di “Peripherally Inserted Central Catheter” ossia catetere venoso centrale a inserzione periferica; sostanzialmente trattasi di un tubicino in materiale ad alta biocompatibilità che consente l’accesso al sistema venoso. Tale dispositivo può essere utilizzato per la somministrazione di qualsiasi tipo di terapia endovenosa come l’infusione intermittente o continua di farmaci, di liquidi o terapie nutrizionali. La nostra idea propone il posizionamento del PICC al domicilio di pazienti affetti da patologie che li costringono ad un totale allettamento (come patologie neoplastiche in fase terminale) per i quali risulta difficoltoso o quasi impossibile e addirittura pericoloso, spostarsi dalla propria abitazione e raggiungere le strutture sanitarie attrezzate ed organizzate per l’impianto e la gestione di tali dispositivi. In particolari condizioni cliniche come quelle determinate da patologie croniche e degenerative (cirrosi epatica, demenza senile, arteriosclerosi, SLA) neoplasie in fase terminale, pazienti anziani in uno stadio di denutrizione e disidratazione, il patrimonio venoso risulta essere gravemente compromesso e l’applicazione dei normali cateteri venosi periferici (agocannule) comunemente eseguita dal personale infermieristico, seppure indispensabile, diventa estremamente difficoltoso. Normalmente tali pazienti vengono sottoposti a continue e ripetute venipunture, in quanto le comuni agocannule rappresentano un accesso venoso instabile e non duraturo (durano solo pochi giorni), essendo così costretti a subire un notevole stress fisico e psichico. L’obiettivo è quello di garantire a tali pazienti l’impianto di un device venoso stabile e duraturo che permetta la somministrazione senza interruzioni o rinvii della normale terapia endovenosa che può determinare un miglioramento della qualità di vita (come terapia del dolore). Questo catetere garantisce la massima mobilità del paziente e può durare da un minimo di 3 mesi ad un massimo di un anno.